In via Gianfranco Zuretti, a Milano, c’è uno degli oltre 185 punti vendita de “il Mercatino dell’usato”. È una vecchia rimessa per le auto ristrutturata il minimo indispensabile per non perdere la sua identità e il necessario per accogliere i prodotti usati che transitano attraverso “il mercatino” verso una nuova vita. C’è tutto, come in tutti “i mercatini dell’usato”.

Macchina da scrivere Olivetti M40

Abbigliamento, soprammobili, vasi, scarpe, borse e borsoni, arredamento, oggetti, tutti ordinatamente posizionati lungo i corridoi. È qui che incontreremo Sebastiano Marinaccio, l’imprenditore che ha rivoluzionato il settore dell’usato.

Entrando, su un bancone veniamo accolti da “una traccia di Adriano””. È una Olivetti M40 nera. La M40 fu progettata da Camillo Olivetti tra il 1929 e 1930 e quando entrò sul mercato le sue qualità di velocità di scrittura e leggerezza del tocco ne fecero un successo che negli anni vendette oltre mezzo milione di pezzi. Inequivocabilmente siamo nel posto giusto.

L’idea di impresa

“Quando pensavo alla mia azienda la immaginavo come una pianta di fagioli che produce generosamente, da i frutti e si conserva. È un retaggio della mia infanzia del mio rapporto con la natura e con la montagna, dove più facile capire il senso di piantare un seme e vedere crescere la pianta lentamente ma solidamente”.

Sebastiano Marinaccio ha maturato la sua idea di impresa con il passare del tempo. Ma l’idea di diventare imprenditore è stato un fulmine a ciel sereno, una vera e propria folgorazione adolescenziale. Sebastiano vede nitidamente il suo futuro, casualmente, in un’auto scura e di prestigio ferma a un semaforo. Nell’auto un uomo distinto e carismatico attrae la sua attenzione. “È stato in quel momento che ho deciso di fare l’imprenditore, prima o poi. Perché quell’uomo che mi aveva tanto affascinato, nel mio immaginario, non poteva che essere un imprenditore”.

Le passioni giovanili: natura, finanza e…

Sebastiano Marinaccio

Il carattere e la personalità di Sebastiano si formano in montagna, lungo i sentieri delle Alpi piemontesi dove il padre Luigi lo portava a fare lunghe escursioni. Sebastiano si immergeva nel verde e nel silenzio. Lungo quei sentieri ha cominciato a sviluppare una sensibilità verso la natura e i suoi ritmi, “quelli della lentezza della pianta che cresce dal seme forte e robusta, un valore che forse abbiamo perso” spiega Marinaccio. La lentezza. Camminando in montagna, rispettando i suoi ritmi compassati, quelli che richiamano il lento incedere dei montanari, che ha lo scopo di ridurre al minimo la fatica muscolare per percorrere distanze più lunghe, si crea uno spazio per esperienze profonde e costruttive dove natura e spirito e le idee si fondono. È lungo i sentieri che ha maturato i concetti di obiettivo da raggiungere e degli sforzi per riuscirci.  La montagna è la sua prima grande passione che lo porterà fino ai 6200 m dell’Everest: un obiettivo raggiunto non senza fatica e che è la sintesi di tutti i suoi sogni di ragazzo.

In completa antitesi con la lentezza e l’esperienza profonda, la seconda passione di Marinaccio è la finanza: velocità e adrenalina. Una sera assistendo al telegiornale vede gli operatori del parterre della Borsa Valori comunicare con il loro particolare linguaggio dei gesti. È un’altra folgorazione. La magia di quei movimenti prende possesso di Sebastiano che, tutte le sere, non tradiva l’appuntamento con il commento sui mercati finanziari durante il telegiornale.

Marinaccio è così: genuino. Parla delle sue passioni, di come sono nate, senza timore che l’interlocutore ne metta in evidenza le contraddizioni. Finanza e ambiente appaiono decisamente inconciliabili. Non per Marinaccio.

Dalla natura, all’ambientalismo, all’imprenditoria

Passare dalla passione per la montagna e per la natura alla passione per l’ecologia e l’ambientalismo è quasi un fatto naturale. Per la natura Sebastiano sviluppa una particolare sensibilità che lo induce ad approfondire gli argomenti saccheggiando le riviste scientifiche. È così che si avvicina al WWF e all’ambientalismo.

È la finanza, tuttavia, il campo in cui Sebastiano Marinaccio mette a frutto le passioni che aveva coltivato. A 23 anni passa l’esame nazionale di agente assicurativo. A quel tempo è il più giovane agente assicurativo d’Italia. Alcuni anni dopo diventa promotore finanziario. È quindi la finanza il primo settore nel quale mette alla prova la sensibilità e la determinazione forgiate sulle montagne.

La finanza non aveva scalfito la passione e la tensione di Marinaccio verso l’ecologia e l’ambiente che in quel momento veniva rappresentato con la parola “Green”. Le camminate in montagna, alle quali non aveva mai rinunciato, avevano mantenuto viva la fiamma dell’ambientalismo. Anzi, percepiva chiaramente la sofferenza del pianeta e la cultura ecologica che aveva sviluppato non faceva altro che inquietarlo. È inevitabile che questa sensibilità guidi anche le sue scelte professionali.

Fare impresa (anche) per la comunità

È al settore del “usato” quello al quale Sebastiano Marinaccio si rivolge per investire le risorse in un’azienda e diventare imprenditore. Trova nel settore il contesto nel quale esprimere la sua idea di imprenditore e impresa. “Volevo fare qualcosa che mi appagasse ma che, soprattutto, fosse utile alle comunità”. Lo dice come se fosse la cosa più naturale per un’impresa. Ed è proprio nell’ambiente che Sebastiano Marinaccio scopre la sua vocazione.

Il settore dell’usato stava muovendo i suoi primi passi in Italia. Cresceva in modo disordinato e senza un’idea del valore intrinseco di un oggetto usato. Marinaccio ha due intuizioni. La prima è che l’usato contiene un valore che deve essere preservato. La seconda è che l’usato ha una propria filiera che sottrae i prodotti al modello di consumo verticale trasformandosi in un modello di consumo circolare “usa” – “consuma” -“riutilizza”. Il modello tradizionale tendeva a espellere il prodotto dal sistema. Il modello del Mercatino, invece, è un rigeneratore di economia perché il prodotto entra in un processo parallelo circolare. Infatti, sono ormai decine di milioni i prodotti che sono stati valorizzati negli anni conferendo loro una nuova vita. Grazie al mercatino il prodotto usato diventa la scoperta e la passione di un nuovo “proprietario”. Il mercatino intermedia la ricerca di un “pezzo” spesso unico con la necessità della controparte di incassare liquidità. Un “gioco” in cui sono tutti vincitori.

Umanità: potenza dell’ascolto

L’umanità in azienda affonda le sue radici nella comunità più circoscritta e vicina all’azienda: i collaboratori e le loro famiglie. Si, perché Marinaccio considera la famiglia il luogo dove si trasmettono alle persone una base solida di valori. Proprio come Luigi aveva trasmesso a Sebastiano i valori dell’etica del lavoro, della pulizia morale e della correttezza. Su questa base si innescano i valori aziendali e l’uomo, soprattutto. L’idea di uomo di Sebastiano Marinaccio è essenziale per comprendere che l’umanità non viene portata in azienda ma c’è perché c’è l’uomo. “L’uomo per sua natura è buono – dichiara con fermezza Sebastiano Marinaccio – anzi, non credo nella cattiveria o che le persone siano cattive. Dentro siamo tutti buoni. Purtroppo, la vita indebolisce l’umanità o, nei casi più estremi qualcuno ne perde una parte”. Sebastiano Marinaccio lo dice con tanta serenità, quella di chi ha una convinzione inscalfibile. E lo dice ad alta voce, indifferente a chi dovesse pensare che sia ingenuo o ipocrita. Anche quando racconta del progetto imprenditoriale al centro del quale ha posto l’umanità, non la qualità, che c’è, né le persone, ma l’umanità. Sebastiano Marinaccio non si nasconde.

Anzi, declina l’umanità nell’amore per il prossimo, la bontà e la capacità di ascolto. L’amore è il sentimento, l’atteggiamento che l’uomo deve tenere nei confronti degli altri uomini. L’amore per il prossimo si materializza con il dono di dare agli altri qualcosa di sé o di proprio. Infatti, per esempio, le campagne filantropiche de “il mercatino” generano il maggiore valore quando alle persone che vi lavorano viene chiesto di donare qualcosa di loro. L’ascolto è un valore ma anche un mezzo per gestire le relazioni e far crescere l’empatia cosicché la bontà, che non è governabile, induce l’uomo a guardare costantemente al lato umano. E con coloro che ne hanno perso una parte bisogna essere responsabili e dare loro gli strumenti per recuperare. E gli strumenti non possono che essere la cultura.

Il Mercatino dell’usato” preserva l’ecosistema. “è il nostro modo di generare cultura, una cultura che viene raccontata direttamente al cuore delle persone”.

Entrare nel mercatino vuol dire necessariamente allinearsi ai suoi valori. I nuovi aderenti hanno la formazione come primo obbligo. E il primo tema affrontato è la condivisione dei valori aziendali. È il punto di partenza per avere un’organizzazione sana di cui fidarsi e a cui delegare totalmente in modo incondizionato.

Qual è il significato del “prendersi cura” in azienda? “L’azienda deve prendersi cura dei dipendenti e dei collaboratori. Deve farli stare bene. L’azienda deve avere il coraggio di ascoltare e deve saper parlare ai dipendenti. Parlare al loro cuore e alla loro testa”. Mentre racconta dei suoi collaboratori fa una pausa fissando un punto lontano, indefinito. “I nostri collaboratori sono favolosi e umani, molto umani. Non hanno difficoltà ad esternare i loro problemi o i loro disagi”. Potenza del saper ascoltare.

Epilogo

Sentire un imprenditore parlare della sua azienda pronunciando parole quali “amore”, “bontà”, “bellezza” non è un fatto comune. Nel “Mercatino dell’usato” non può essere altrimenti. E ci si può credere o meno, non è importante. È importante ricordarsi che considerando l’uomo buono, Sebastiano Marinaccio ha portato il Mercatino dell’usato ad avere oltre 185 punti vendita affiliati in franchising e ad avere rigenerato economia per diverse centinaia di milioni di euro, contribuendo all’integrazione economica delle famiglie, che a loro volta aiutano a rallentare la desertificazione commerciale.

Il Mercatino dell usato (scheda)

Dal 1995, anno della fondazione a Verona, Il Mercatino s.r.l., favorisce l’intermediazione di oggetti usati tra privati. E’ un modello di business innovativo che unisce l’intermediazione di oggetti usati con la sensibilizzazione delle comunità sull’importanza della sostenibilità e del riuso nella vita quotidiana.

Il riuso è la fase a valle del ciclo dei rifiuti, ed è la più importante perché permette di allungare la vita del prodotto, e di conseguenza abbattere la massa dei rifiuti. Il Mercatino è in una posizione strategica perché contribuisce a ridurre i rifiuti alla fonte, oltre a generare nuova economia.

Il mercatino, quindi, “offre una seconda vita” ai prodotti che non rientrano più nell’interesse del loro detentore. I beni sono ancora in un buono stato di conservazione, così, anziché terminare la loro vita nei cassonetti, negli ecocentri o negli impianti di trattamento dei rifiuti, possono essere riutilizzati da altre persone proprio in ragione della loro iniziale funzione.  Chi vuole liberarsi, oppure ha bisogno di vendere un oggetto, può esporlo gratuitamente in uno degli oltre 185 mercatini presenti su tutto il territorio nazionale. Quando l’oggetto viene venduto si chiude un cerchio. Chi vende incassa e chi compra acquista a un prezzo inferiore a quello di mercato. Alla conclusione dell’operazione, a entrambi viene comunicato quanta anidride carbonica non è stata immessa nell’atmosfera grazie alla loro operazione. Ma Il Mercatino non si limita a rispondere alle esigenze delle persone e a tutelare l’ambiente, rigenera economia. Infatti, ogni anno il mercatino restituisce ai venditori oltre 40 milioni di euro.

I numeri del Il Mercatino:

punti vendita: oltre 185

persone impiegate direttamente e nell’indotto: oltre 2000

metri quadri espositivi: oltre 230.000

oggetti venduti: oltre 9.900.000

rimborsi ai venditori: oltre 51 milioni di euro

Fatturato stimato: 104 milioni di euro

La responsabilità del Mercatino.

Il rispetto per l’ambiente e per le comunità sono saldamente radicati nella cultura de Il Mercatino. Per gestire il proprio impatto ambientale Il Mercatino adotta standard e strumenti che consentono di elaborare strategie e misurare il loro impatto circa il riuso dei beni.

Per questo Il Mercatino ha affidato a Ecoinnovazione, spin off di ENEA, lo studio dell’analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA) di tutto il paniere dei beni scambiati nei propri punti vendita, secondo quanto indicato dall’iniziativa dell’unione europea sulla impronta ambientale di prodotto (2013/179/UE).

Lo studio ha calcolato che Il Mercatino franchising nel 2019, grazie al riuso, ha contribuito a non immettere nell’atmosfera oltre 60 milioni di kilogrammi di anidride carbonica pari a quella prodotta da un’automobile che percorre quasi 400 milioni di km (10.000 volte il giro della terra sull’equatore)

Il Mercatino è un’azienda che fa del rispetto il proprio punto di forza:  rispetto per le cose, rispetto per la terra e rispetto per le persone. Il modello di business dimostra come la sostenibilità applicata a tutti i livelli del ciclo di vita di un prodotto sia una strategia vincente per tutti .