Introduzione

Novant’anni fa con l’apertura della “Pensione Roscioli” nasceva quello che oggi è il Gruppo Roscioli Hotels, sette alberghi tra Milano e Roma. In novant’anni il gruppo è cambiato adattandosi ai contesti socioeconomici che si succedevano, ma rimanendo fedele a se stesso e ai suoi valori. Edvige Della Torre, co-fondatrice di “Sulle Tracce di Adriano” ha incontrato Olga Roscioli in un confronto avvincente sull’umanità.

Comincia una storia di successo

Le imprese che sono giunte alla quarta generazione con successo, continuando a crescere e sviluppando un progetto imprenditoriale vincente, in Italia sono poche. Una di queste è il Gruppo Roscioli Hotels. Sette alberghi tra Roma e Milano e una crescita dove i valori hanno avuto un ruolo decisivo. Oggi, dopo novant’anni, il Gruppo Roscioli dimostra come una organizzazione può avere successo adattandosi progressivamente al contesto che cambia.

Incontriamo Olga Roscioli a Milano al “The Corner Duomo Hotel”. Olga oggi è socio del Gruppo, membro del consiglio di amministrazione, direttore delle risorse umane e della qualità.

La storia di Olga Roscioli

Olga Roscioli

La storia della passione di Olga per l’albergo è tortuosa. Da bambina lo considera come un’estensione di casa. L’albergo è dove vivono i nonni, dove la famiglia si riunisce, dove si passano le vacanze di Natale. L’albergo è famiglia. Crescendo diventa consapevole che è anche un lavoro e che tutta la famiglia vi si dedica con tutte le energie. Nonostante ciò si allontana sempre di più. A 12 anni scopre l’agronomia zootecnica. Non è un capriccio. Studia. Si laurea e lavora nell’azienda agricola della famiglia. Il riavvicinamento all’albergo è lungo. Olga rientra in punta di piedi. Comincia aiutando la sorella in amministrazione. Arriva in albergo la sera per non dare nell’occhio. Una volta entrata non uscirà più.

Pensione Roscioli: 10 camere e tanta passione

La storia della famiglia Roscioli e della sua ospitalità incomincia nel 1933. L’Italia è preda di una crisi economica a causa della Grande Depressione Globale. In questo scenario, a dir poco sfavorevole, il governo tenta di arginare la crescita della disoccupazione con un piano di opere pubbliche concentrate soprattutto a Roma il centro politico, economico e culturale del paese. Inoltre, avviare un’attività è un rischio che pochi hanno il coraggio di assumersi. Invece, al numero 21 di via Massimo d’Azeglio Giuseppe Roscioli e Annamaria Pallavicini aprono la “Pensione Roscioli”. Il loro Capitale iniziale: 10 camere e una grande passione per l’ospitalità.

Giuseppe e Annamaria sono una coppia affiatata. Tanto Giuseppe è “visionario” audace, determinato ed estremamente sicuro di se, tanto Annamaria è solida e pragmatica: in sostanza uno completa l’altra. Giuseppe si è formato nel settore della ristorazione sui “Wagon Lits”, dove arriva a ricoprire il ruolo di maitre. Non ci sono testimonianze di quel periodo, tuttavia è facile pensare che sia sul vagone ristorante che Giuseppe sviluppa la passione per l’ospitalità, per le persone e le loro storie. Creatività e pragmatismo, rischio e stabilità trovano in loro il punto di equilibrio. Il resto è duro lavoro e sacrifici per far crescere l’albergo.

Nel 1938 il piano di opere pubbliche del governo prevede l’avviamento per la costruzione della “Stazione Roma Termini”. Terminati i lavori i treni fermeranno quasi nel centro di Roma ma soprattutto, nel nostro caso grazie a un colpo di fortuna a cinque minuti a piedi dalla Pensione Roscioli. Come tutti i visionari Giuseppe aveva anticipato i tempi. È difficile trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Tuttavia le storie imprenditoriali nascono anche grazie a un evento favorevole.

I valori al centro della crescita

La crescita è favorita dalla costante presenza della famiglia nella gestione degli alberghi. In questo modo la trasmissione dei valori è garantita. Così come la continuità dei progetti di sviluppo: ospitalità e innovazione. La Pensione Roscioli è infatti la prima ad avere il riscaldamento centralizzato. Per essere sempre la prima ad installare gli ascensori e l’aria condizionata. Dopo la guerra, la famiglia rinnova l’albergo così profondamente da stupire gli amici e gli ospiti abituali che lo ribattezzano “Universo”.

Livio Roscioli: la forza dell’esempio

Mentre Olga racconta i ricordi assumono un contorno sempre più nitido. Come quando ricorda il padre Livio. “Mio padre era un uomo di fede profondissima e sul lavoro una vera macchina da guerra: testa bassa, sempre”. Per Olga è una figura importante.  Carismatico, con uno stile di leadership molto autoritario, dietro all’imprenditore che aveva vissuto le lotte sindacali, c’era un uomo di una profonda umanità. “Aveva una spinta interiore che lo portava ad aiutare il prossimo. Parlava poco del lavoro, ma con l’esempio mi ha trasmesso il valore del lavoro, della determinazione, della coerenza, dell’importanza dell’azienda familiare e quando interveniva lasciava il segno.

Come nell’occasione in cui Olga si consultò con lui su un problema di gestione delle relazioni nell’azienda agricola. Livio fu lapidario: “Olga, non puoi gestire le persone pensando che siano, o la pensino, come te”. “È stata una lezione profonda che mi ha aiutata a capire la diversità degli altri e a come relazionarmi con persone diverse da me. Reagìi mostrando chi fossi veramente, liberando il mio talento superando la parte riservata e timida del mio carattere.”

“Così come accaduto per i nonni. Non è vero che erano solo cervello. Erano anche cuore e anima. Mio nonno Giuseppe ogni tanto andava nell’azienda agricola di famiglia con qualche pretesto per controllare la corretta esecuzione dei lavori. Finito il controllo apriva il cofano della macchina pieno di birre ghiacciate per tutti i braccianti e li invitava a fare un giro in campagna. Invece in albergo giocava a carte con i clienti. Sembrava che fosse lì per chiacchierare, in realtà stava cercando di scoprire come erano, come si trovavano e se avevano piacere ad essere lì”.

Le persone di Roscioli

Per affrontare l’umanità di Roscioli bisogna necessariamente partire dall’idea di persona. In Roscioli le persone sono considerate uniche con talenti unici. E la missione della azienda di renderle consapevoli del loro valore e quindi renderle autonome. “Penso che questo sia forse il valore più grande che possiamo dare a una persona. Il mio obiettivo è di vederle crescere in questo modo”. Olga lo dice come se fosse la cosa più naturale da fare in un’impresa. In Roscioli lo fanno ogni giorno. I valori sono condivisi con tutte le persone. Non vengono imposti. Sarebbero valori vuoti sterili. In Roscioli, invece, i valori sono trasmessi ogni giorno, incessantemente, attraverso comportamenti coerenti.

“Recentemente abbiamo sentito il bisogno di definire i valori aziendali del nostro gruppo. I valori per noi della famiglia erano impliciti. Siamo rimasti stupefatti quando abbiamo constatato che i valori erano già incardinati nell’azienda. Il valore della famiglia è uno dei più importanti. Ad esso sono associati i valori del, rispetto, del riconoscimento, della diversità, dell’appartenenza, della cura. A questi valori identitari si affiancano i valori legati all’eccellenza, all’orientamento al cliente e all’etica”.

L’umanità in Roscioli

Mentre Olga parla delle persone si ha l’impressione che parli di uno scrigno. Non può essere diversamente, perché quando parla di umanità nel contesto lavorativo l’umanità è una equazione composta da tantissimi fattori ma allo stesso tempo semplice. “Umanità significa riconoscere le persone nella loro individualità e valorizzarle. Andando più in profondità le persone vanno rispettate, comprese. Inoltre, vanno ascoltate. E la modalità di ascolto, anche in questo caso rompe gli schemi. Ascoltare significa avere la curiosità di conoscere a fondo la persona comprendendo i bisogni, i sogni e le passioni”.

Le parole dell’umanità di Olga sono “comprensione”, “rispetto” e riconoscimento della fragilità e della diversità e la valorizzazione del patrimonio emozionale di ciascuno. Associare umanità ed emozioni potrebbe essere un carico insopportabile per un’impresa. La visione di Olga anche in questo caso è limpida: “le persone spesso confondono l’emozionalità con emotività che invece sono due concetti diversi. Essere emotivi può essere negativo, significa non avere il controllo delle proprie emozioni. Ma essere emozionali vuol dire dare spazio a quella parte che sostiene la razionalità. Spesso non ci apriamo alle emozioni per mancanza di tempo o per paura di perdere il controllo, dimostrarci fragili, ma in realtà emozioni e razionalità sono due lati della stessa medaglia, da usare entrambe“.

“Ci sono troppi stereotipi legati all’immagine del leader o dei manager che vanno rimossi. Per essere un buon imprenditore o leader non è necessario essere duri o autoritari. Le persone valutano il leader per i suoi comportamenti”.

La responsabilità di dare l’esempio

Oggi che il Gruppo Roscioli sta traghettando in azienda la quarta generazione è il momento di fare un rapidissimo bilancio. Olga Roscioli non ha né dubbi di esitazione: “quello che ha funzionato nella mia famiglia-impresa è stato dato dalle generazioni precedenti alle generazioni che sono venute dopo. Come le generazioni passate si sono assunte la responsabilità di dare l’esempio con i comportamenti, così anche noi dobbiamo assumerci la  responsabilità di dare l’esempio”.

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